I lumi dell’Aufklärung

La simbolica della modernità e l’eliminazione della notte

Più di 200 anni dopo, siamo sempre abbagliati dallo splendore dell’Aufklärung [1] borghese. La storia della modernizzazione si inebria di metafore che evocano la luce. Il grande sole della ragione è ritenuto in grado di scacciare l’oscurità della superstizione e rendere visibile il disordine del mondo per infine potere costruire la società secondo i criteri razionali.

L’oscurità non è percepita come l’altra faccia della verità, ma come l’impero del Male. Gli umanisti del Rinascimento polemizzavano con i loro avversari trattandoli come „oscurantisti“. Nel 1832, Goethe, su suo letto di morte avrebbe gridato: „Più luce“. Un classico deve partire in bellezza. I romantici si difendevano contro la fredda luce della ragione rivolgendosi sinteticamente verso le religioni. Di fronte alla razionalità astratta, essi esaltavano una irrazionalità non meno astratta. Piuttosto che di inebriarsi di metafore ispirate alla luce, è con l’oscurità che essi si ubriacavano, come Novalis nel suo „Inno alla notte“.
Ma questo semplice capovolgimento della simbolica dell’Aufklärung passava accanto al problema. I romantici non hanno affatto superato un unilateralismo giudicato sospetto, hanno giusto occupato l’altro polo della modernizzazione, diventando allora veramente i zelanti „oscurantisti“ di un pensiero reazionario e clericale.

Ma la simbolica della modernizzazione può essere criticata attraverso un’altra scappatoia, denunciando l’insensatezza paradossale della ragione capitalista stessa. Perché, in effetti, le metafore moderne della luce sanno di bruciato, di misticismo. Un aldilà, fonte della luce splendente, come lo rappresenta la ragione moderna, evoca la descrizione degli empirei degli angeli, illuminati dallo splendore divino o i sistemi religiosi dell’Estremo Oriente, da cui ci proviene il concetto della „illuminazione“. Anche se la luce della ragione è ritenuta essere di quaggiù, ha comunque un carattere sacralmente trascendentale. Lo splendore celeste di un Dio del tutto semplicemente impenetrabile si è secolarizzato nella banalità mostruosa del fine in sé capitalista, la cui cabala della materia è l’accumulazione insensata del valore economico. Non si tratta qui della ragione, ma di un non senso superiore; e ciò che brilla è lo splendore di un’assurdità che ferisce gli occhi.

Eredi dell’Aufklärung

Non è una semplice battuta. In un certo senso, la modernizzazione ha veramente fatto „della notte, il giorno“. In Inghilterra che, come si sa, è stata la pioniera dell’industrializzazione, l’illuminazione a gas è stata introdotta all’inizio del XIX secolo per propagarsi in seguito in tutt’Europa. Da qui alla fine di questo stesso secolo, era già stato sostituito dall’elettricità. Si sa da tanto tempo che la confusione tra il giorno e la notte dovuta alla luce fredda dei soli artificiali turba il ritmo biologico degli umani e provoca dei disturbi fisici e psichici. Eppure, ben presto non vi sarà nessun rifugio contro questa violenta illuminazione planetaria.

Karl Marx, anch’egli erede dei Lumi, aveva molto bene constatato che l’attività senza tregua della produzione capitalista era „smisurata“. Questa dismisura non può in principio tollerare nessun tempo oscuro. Perché il tempo oscuro è anche quello del riposo, della passività e della contemplazione. Il capitalismo esige l’estensione della sua attività sino agli ultimi limiti fisici e biologici. Per quanto riguarda il tempo, questi limiti sono determinati dalla rotazione della terra su se stessa, dunque dalle 24 ore della giornata astronomica avente una parte chiara (faccia al sole) e una parte scura (contro il sole). La tendenza del capitalismo è di estendere la parte attiva alla giornata astronomica alla sua totalità. La parte notturna disturba questa tendenza. Così produzione, circolazione e distribuzione delle merci devono funzionare 24 ore su 24, perché „time is money“. Il concetto di „lavoro astratto“ [2]** nella produzione moderna delle merci non include soltanto la sua estensione assoluta, ma anche la sua astrazione astronomica: un processo analogo al cambiamento delle misure dello spazio.

Nuove misure per lo spazio e il tempo

È questo tempo astratto che ha permesso di estendere la giornata del „lavoro astratto“ alla notte e di erodere il tempo di riposo. Il tempo astratto poteva essere staccato dalle cose e dalle condizioni concrete. La maggior parte delle antiche misure di tempo, come le clessidre o gli orologi ad acqua, non dicevano „l’ora che era“, ma erano regolate su dei processi concreti, per misurare la loro „durata“. Si potrebbe paragonarli a quei piccoli gadget che suonano quando l’uovo è cotto. Qui la quantità del tempo non è astratta, ma orientata su una certa qualità. Il tempo astronomico del „lavoro astratto“ è al contrario staccato da ogni totalità. La differenza diventa evidente quando, ad esempio, si legge nei documenti del Medioevo che il tempo di lavoro dei servi sui grandi possedimenti durava „dall’alba a mezzogiorno“. Ciò significa che il tempo di lavoro non era soltanto più breve in assoluto, ma anche relativamente, perché esso variava secondo le stagioni ed era più breve in inverno che in estate. L’ora astronomica astratta, per contro, ha permesso di fissare l’inizio del lavoro „a sei ore“, indipendentemente dalla stagione e dal ritmo biologico degli umani.

Il tempo degli orologi

Durante il XVIII secolo e all’inizio del XIX, il prolungamento sia assoluto sia relativo del tempo di lavoro con l’introduzione dell’ora astronomica astratta era anche risentita come una tortura. Le persone si sono difese a lungo disperatamente contro il lavoro di notte legato all’industrializzazione. Era considerato immorale lavorare prima dell’alba o dopo il tramonto del sole. Quando, durante il Medioevo, degli artigiani dovevano eccezionalmente, per delle ragioni di scadenza, lavorare di notte, bisognava nutrirli abbondantemente e remunerarli come dei principi. Il lavoro di notte era un caso raro. È uno dei grandi „meriti“ del capitalismo essere riuscito a fare della tortura del tempo la misura normale dell’attività umana.

La diminuzione del tempo di lavoro assoluto dopo gli inizi del capitalismo non ha inoltre cambiato nulla. Al contrario, durante il XX secolo, il lavoro a turni si è esteso sempre di più. Con l’aiuto di un funzionamento di due o tre squadre, le macchine devono se possibile funzionare senza fermarsi mai, interrotte soltanto da brevi pause per regolamentarle, per la manutenzione e la pulizia. Allo stesso tempo l’apertura dei negozi e supermercati deve avvicinarsi il più possibile alle 24 ore. In numerosi paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, non vi è più nessuna regolamentazione per gestire la chiusura dei negozi e su molti esercizi commerciali capeggia il pannello „aperto 24h/24“. Da quando la tecnologia di comunicazione micro elettronica ha globalizzato i flussi finanziari, la giornata monetaria di un emisfero si prolunga direttamente in quella dell’altro. „I mercati finanziari non dormono mai“, dice la pubblicità di una banca giapponese.
Dormire meno ?

La luce della ragione moderna, è l’illuminazione del lavoro di notte. Parallelamente alla globalizzazione della concorrenza, l’imperativo sociale esterno si muta per l’individuo in coercizione interiorizzata. Allo stesso modo della notte, il sonno diventa suo nemico, perché dormendo, manca delle occasioni e si trova consegnato senza difesa agli attacchi dell’Altro. Il sonno dell’uomo dell’economia mercantile diventa breve e leggero come quello di una bestia selvaggia, e ciò proporzionalmente alla sua „volontà di riuscita“. Esistono dei seminari per manager in cui si possono apprendere dei metodi di minimizzazione del sonno e alcune scuole di self management pretendono oggi seriamente: „L’uomo d’affari ideale non dorme mai“, esattamente come i mercati finanziari!

Ma la sottomissione degli uomini al „lavoro astratto“ e alla sua misura di tempo astronomico non è possibile senza un controllo totale. Questo controllo esige una sorveglianza e una osservazione generali che necessitano della luce, un po‘ come nel corso di un interrogatorio quando il poliziotto punto una lampada sul viso del prigioniero. Non è un caso che la parola Aufklärung ha in tedesco un secondo senso: il riconoscimento del nemico. Una società in cui ognuno è il nemico dell’altro e di se stesso- perché tutti devono servire lo stesso Dio secolarizzato del Capitale- diventa per necessità logica un sistema di sorveglianza e di auto-sorveglianza totali.

In un universo meccanicistico, anche l’uomo deve essere una macchina ed essere trattato meccanicamente. A questo scopo, le luci dell’Aufklärung lo hanno modellato e reso „trasparente“. Nel suo libro Sorvegliare e punire, del 1975, il filosofo Michel Foucault mostra come questa „visibilità“ è diventata una trappola storica. All’inizio del XIX secolo, il capitalismo esercitava la sorveglianza totale attraverso una „pedagogia della casa di correzione“, inventata dal „filosofo utilitarista“ liberale Jeremy Bentham (1748-1832), un sistema sofisticato di organizzazione, di punizione e anche di architettura che si applicava alle prigioni, alle fabbriche, agli uffici, agli ospedali, alle scuole e alle case di correzione.

La società mercantile non è la sfera di una comunicazione libera, ma quella dell’osservazione e del controllo, come nell’utopia negativa „1984“ di George Orwell. Mentre, nelle dittature totalitarie, questo controllo e questa sorveglianza sono esterne ed esercitate dagli apparati di Stato e da polizie burocratiche, in democrazia il controllo è interiorizzato, gestito dai media commerciali. I proiettori dei campi di concentramento sono diventati le luci di un mostruoso parco d’attrazione. Qui, non si discute liberamente, si osserva la luce. Nella democrazia commerciale, questo sistema si è talmente affinato che gli individui obbediscono spontaneamente agli imperativi capitalisti e, come dei robot programmati, seguono ciecamente la strada che è stata loro tracciata.

In contraddizione con la sua esigenza sociale, il marxismo, integrando il pensiero meccanicistico dell’Aufklärung e la sua perfida simbolica della luce, è diventato un protagonista del „lavoro astratto“. Tutto ciò che è stato dispotico nel marxismo proviene da questo liberalismo moderno e illuminato. In quanto ai Romantici che volevano rendere giustizia al lato oscuro della verità, essi non sono stati i cantori dell’emancipazione sociale ma quelli della Reazione. Non è che liberati da questo imprigionamento reazionario che la notte, il sonno e il sogno potranno diventare le parole d’ordine di una critica sociale emancipatrice. La resistenza contro il Mercato totale nascerà forse quando, radicalmente, le persone si arrogheranno il diritto a un buona grassa matinée.

 


[Traduzione di Ario Libert]
(Apparso originariamente sulla rivista Archipel n°113).
Questo testo è apparso anche in una versione leggermente diversa
nella raccolta di saggi di Robert Kurz, Avis aux naufragés [Avviso ai naufraghi], Lignes, 2005.

NOTE